Ancora oggi, moltissima gente crede che questi due termini sia sinonimi esatti che convergono nella stessa professione. WRONG! Niente di più sbagliato.
È giusto chiarire che, benché si tratti di due professioni speculari, la differenza è significativa ed è da ricercarsi già nella formazione.
Sì, perché ovviamente per svolgere con professionalità l’una o l’altra attività bisogna formarsi – non poco – e aggiungerei anche in modo continuativo.
Le scuole per interpreti e traduttori sono una realtà ben consolidata da tempo anche nel nostro Paese, infatti le migliori università che possono contare sull’approvazione CIUTI ed EMT e riconosciute a livello internazionale sono già 3: l’Università di Trieste, l’Università di Forlì e l’Università degli Studi Internazionali di Roma.
Allo studente è dunque richiesto, soprattutto in fase di scelta del curriculum magistrale, di optare per il percorso in Interpretazione o Traduzione.
Si tratta di lezioni diverse che sviluppano abilità differenti, nonostante il comun denominatore sia la conoscenza delle lingue straniere.
L’interprete trascorre praticamente la sua giornata in cabina, esercitando la memoria a breve termine, imparando a tenere sotto controllo la pressione e a trasmettere nel modo più breve ma efficace possibile il messaggio dell’oratore.
Il traduttore, invece, lavora su testi scritti, sui quali deve dimostrare ottime competenze di ricerca terminologica, nonché un’eccellente padronanza della lingua madre in tutte le sue sfumature.
Vien da sé che le due attività si prestano a contesti comunicativi differenti.
Un interprete, per esempio, non si troverà mai nelle condizioni di dover tradurre né in simultanea né in consecutiva un manuale tecnico.
Bisogna quindi imparare dapprima a riconoscere la tipologia di servizio di cui si ha bisogno, per poi cercare il professionista adatto alla propria esigenza specifica.
Ribadiamo il concetto secondo cui l’interprete opera in presenza (anche se con la pandemia si è dovuto adeguare a lavorare da remoto – RSI, Remote Simultaneous Interpreting), in contesti quali B2B o riunioni, fiere, eventi diplomatici o conferenze di vario genere, mentre il traduttore lavora principalmente in solitaria sulla stesura di testi.
Rimandiamo al prossimo articolo l’importanza della specializzazione.
“E se volessi affidarmi a una stessa per entrambi i servizi? Esistono professionisti validi in grado di esercitare con efficacia entrambe le attività?”
Certo, nel libero mercato si può incontrare di tutto, incluso sedicenti professionisti che lavorano senza titolo, senza nessuna formazione né esperienza previa.
In questo caso, è bene scegliere un professionista che abbia ricevuto una doppia formazione, che abbia deciso di formarsi dopo il proprio ciclo di studi specialistico anche nell’altra attività, e che soprattutto sia specializzato nell’ambito del servizio richiesto.
Per concludere, la certificazione C2 nella lingua straniera, qualora si possegga, e l’esperienza all’estero, non fanno di un individuo un professionista della comunicazione.
Io ho due mani, conosco la musica e strimpello il pianoforte, ma non sono un pianista.
Affidatevi alle mani di un professionista! 🙂